Il Fascicolo Sanitario Elettronico non piace ai siciliani
La Fondazione GIMBE segnala i ritardi nazionale e le diseguaglianze regionali nei servizi del FSE ed esorta anche le istituzioni a sensibilizzare i cittadini verso questo strumento
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Il Fascicolo Sanitario Elettronico, strumento con cui il cittadino può tracciare e consultare la propria storia sanitaria, condividendola in maniera sicura ed efficiente con gli operatori sanitari, “ rappresenta anche una leva strategica per migliorare accessibilità, continuità delle cure e integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari.- commenta così l'analisi GIMBE relativa alla completezza e all’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) nelle Regioni italiane il presidente Nino Cartabellotta - Il PNRR, grazie ad un investimento dedicato, mira ad arricchire e armonizzare i FSE, rendendoli interoperabili e connettendo tra loro le infrastrutture digitali.
Ad oggi, persistono significative diseguaglianze regionali che privano molti cittadini delle stesse opportunità di accesso e utilizzo. Inoltre, la mancata armonizzazione del FSE rischia di lasciare i cittadini senza accesso a dati essenziali per la propria salute in caso di spostamento tra Regioni”.
Infatti, i dati aggiornati al 31 agosto 2024 mostrano come solo 7 tipologie di documenti siano accessibili su tutto il territorio nazionale: lettere di dimissione ospedaliera, prescrizioni farmaceutiche e specialistiche, referti di laboratorio, di radiologia e di specialistica ambulatoriale, verbali di pronto soccorso.
La Sicilia offre ai cittadini 13 tipologie di documenti su 16, pari all’81% del totale dei documenti (la media in Italia è del 79%): mancano il Taccuino personale dell’assistito (presente solo nel 57% delle regioni), la Lettera di invito (disponibili nel 24% del territorio nazionale) e la Cartella clinica, che solo Sardegna e Veneto mettono a disposizione e la percentuale di servizi disponibili nel FSE attualmente è pari al 13%.
Peraltro, i siciliani non sembrano essere particolarmente affezionati al fascicolo sanitario, dal momento che al 31 agosto 2024, solo il 25% dei cittadini ha espresso il consenso alla consultazione dei propri documenti nel FSE da parte di medici e operatori del SSN (a fronte della media nazionale del 41%) e soltanto l’1% dei cittadini ha utilizzato il FSE nei 90 giorni antecedenti alla data di rilevazione, mentre la media in Italia raggiunge il 18%), dato che la pone all’ultimo posto nella classifica dell’utilizzo del FSE, insieme alle Marche.
In un contesto in cui il FSE rappresenta il pilastro della trasformazione digitale di una moderna sanità pubblica, la Fondazione GIMBE esorta le istituzioni ad adottare misure concrete volte a migliorare l’alfabetizzazione digitale di cittadini, pazienti, caregiver, familiari e professionisti sanitari, rafforzare le infrastrutture digitali, standardizzare le procedure di accesso al fine di garantire un’adozione uniforme del FSE su tutto il territorio nazionale.
“Affinché il FSE diventi davvero uno strumento inclusivo, capace di rispondere alle esigenze di ogni cittadino – conclude Cartabellotta – è infine fondamentale superare con iniziative di formazione e sensibilizzazione la scarsa alfabetizzazione digitale di una parte significativa dei cittadini e i timori legati alla privacy dei dati personali, che oggi rappresentano ostacoli rilevanti ad un’adozione diffusa del FSE”.
PP
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