Piersanti Mattarella, dal guanto sparito ai nuovi filoni d´indagine
Quarantacinque anni dopo, l’assassinio del presidente siciliano resta un enigma tra mafia, politica e Stato. La magistratura riapre scenari che intrecciano depistaggi, dossier scomodi e silenzi durati decenni
Giulio Ambrosetti
Ci si interroga in queste ore sul ritorno nella scena mediatica dell’omicidio di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione siciliana ucciso a Palermo la mattina del 6 Gennaio 1980. Riesumare un caso giudiziario rimasto per alcuni versi oscuro fa sempre notizia.
A riportare agli onori delle cronache un omicidio ‘eccellente’ è la strana storia di un guanto lasciato dai killer nella loro auto. L’allora Ministro dell’Interno, Virginio Rognoni, intervenendo in Parlamento qualche giorno dopo l’omicidio di Mattarella, parlò di questo guanto come “l’unico elemento che potrebbe appartenere ai criminali”. Un reperto probatorio che avrebbe dovuto essere custodito con la massima attenzione, perché avrebbe potuto fornire le tracce per identificare gli autori materiali del delitto. Invece il guanto è sparito e oggi si pensa che è da questo reperto scomparso che potrebbe essere partito il depistaggio delle indagini.
Non sappiamo come finirà questa storia, ma va dato atto alla Magistratura nel suo complesso di occuparsi anche di fatti oscuri del passato, là dove coinvolgono anche ‘pezzi’ dello Stato e, in alcuni casi, anche magistrati. E’ stata la Magistratura ad aver iniziato a fare luce sul grande intrigo dell’omicidio di Paolo Borsellino e della sua scorta. E’ stata la Magistratura a riportare in auge il dossier su mafia e appalti nella Sicilia a cavallo tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 del secolo passato. Ricordiamo che negli anni passati chi associava il dossier su mafia e appalti alle stragi del 1992 veniva definito, nella migliore delle ipotesi, disinformato. Oggi non è più così.
E’ stata ancora la Magistratura a far venire fuori storie controverse di magistrati che acquistavano a Palermo abitazioni da costruttori ‘chiacchierati’, parola che, in questo caso, non va assolutamente intesa in senso ‘sciasciano’.
Oggi prendiamo atto amaramente che, forse, la storia italiana e non soltanto siciliana che va dalla fine degli anni ’80 ai nostri giorni andrebbe riscritta. E provoca molta rabbia pensare che a fine anni ’80, chi indagava sui cosiddetti ‘delitti politici’, compreso l’omicidio di Piersanti Mattarella, aveva capito che, se per la cosiddetta ‘strategia della tensione’, i ‘pupari’ si erano avvalsi dell’estremismo di destra, per far eseguire stragi e omicidi in Sicilia avevano fatto ricorso alla mafia, da utilizzare magari come copertura per nascondere altre verità.
® Riproduzione riservata








