2 luglio 2025

NATO, spesa militare al 3,5% del PIL: l´accordo c´è, i soldi no


Facciamo chiarezza: si parte dal 2 % per arrivare al 3,5 % entro dieci anni. Ma tra crisi economica e vincoli di bilancio, il piano appare già in salita



NATO, spesa militare al 3,5% del PIL: l´accordo c´è, i soldi no

Giulio Ambrosetti

Quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca, nel Febbraio di quest’anno, ha affermato a chiare lettere che tutt’e 32 i Paesi della NATO avrebbero pagato le quote per fare parte di quest’alleanza di difesa militare. Il nuovo presidente USA conosceva molto bene la situazione. Sapeva e sa che, soprattutto i Paesi europei sono, come diciamo noi in Sicilia, malupaaturi, ovvero gente che o paga molto meno di quanto dovrebbe, o non paga affatto. L’Amministrazione Trump, conti alla mano, sa che l’ultimo accordo economico, che risale a oltre un decennio fa, è stato rispettato solo da qualche Stato. Allora si stabilì che ogni Paese della NATO avrebbe dovuto contribuire alle spese dell’alleanza con il 2% del proprio Prodotto Interno Lordo (PIL). Una cifra notevole, che quasi nessun Paese NATO ha mai pagato. Gli americani fino ad oggi hanno fatto finta di non capire. Di fatto, ogni Paese NATO dove arrivava metteva punto. Per quello che a noi risulta, l’Italia non ha mai corrisposto alla NATO il 2% del proprio PIL. Idem per quasi tutti gli altri grandi Paesi europei. 

Oggi lo scenario economico mondiale è mutato. L’America di Trump deve fronteggiare la concorrenza economica della Cina e dei suoi alleati. E non si può più permettere di pagare le spese per il mantenimento della NATO di altri Paesi. Da qui la sua richiesta di far pagare ad ogni Paese che fa parte della NATO il 5% del proprio PIL. Questa posizione di Trump è nota da almeno quattro mesi. Ma, per quasi quattro mesi, è stata ignorata dai vertici Ue e dai Governi dei 27 Paesi della stessa Unione europea. In occasione dell’ultimo vertice NATO la richiesta USA del 5% è stata formalizzata. E da allora non si fa altro che polemizzare, in alcuni casi a sproposito. Perché a sproposito? Perché c’è chi racconta inesattezze. Proviamo a illustrare come stanno, in realtà, le cose. 

Il 5% è il frutto di una mediazione fra l’amministrazione Trump e gli altri 31 Paesi NATO. Questi ultimi chiedevano di pagare il 2%; il Governo federale americano Trump ribatteva che tale cifra è troppo bassa. Così si è arrivati a una soluzione intermedia leggermente favorevole alla posizione americana. L’accordo sul 5% è solo formale; in realtà l’accordo per le spese militari è del 3,5%. Per essere precisi, ogni Paese NATO dovrà corrispondere il 3,5% del proprio PIL ogni anno. Alla cifra, frutto di questa percentuale, non si arriverà subito ma in dieci anni. Si dovrebbe cominciare con il 2%. E il restante 1,5%? Sono spese che ogni Paese dovrà affrontare per la logistica, per l’organizzazione e bla bla bla. In pratica, ognuno dei 32 Paesi NATO rendiconterà quello che vorrà in materia di beni materiali e immateriali legati al mondo militare fino ad arrivare a un miliardo e mezzo di euro all’anno. Avete presente la rendicontazione dei fondi europei per le infrastrutture? Molti Paesi Ue, ogni anno, per far quadrare i conti, inseriscono tra le “infrastrutture realizzate” opere realizzate cinque, dieci, quindici anni prima; a Bruxelles fanno finta di non capire, così i Paesi Ue fanno quadrare i conti, dimostrando di avere “speso” il 60-70% dei fondi europei per le infrastrutture: e si prendono i rimborsi dall’Unione europea. Grosso modo, l’1,5% delle spese NATO sarà una mezza sceneggiata modello fondi strutturali europei.  

Non dovrebbe essere così per il 3,5%, che è quello che, di fatto, ha chiesto e ottenuto l’America di Trump. Anche questa percentuale del PIL che ogni Paese NATO dovrà corrispondere è elevata e sarà difficile da raggiungere; per alcuni Paesi europei sarà impossibile pagare ogni anno questa cifra. Facciamo un esempio: l’Italia. Che nel 2024 ha raggiunto un PIL di quasi 2mila e 200 miliardi di euro. Il 5% equivarrebbe a circa 110 miliardi di euro circa all’anno. Il 3,5% equivalgono, grosso modo, a 65-70 miliardi di euro all’anno. Da quello che si capisce, ogni Paese NATO dovrebbe cominciare a corrispondere all’alleanza - non si capisce bene se a partire da quest’anno o dal prossimo anno - il 2% del proprio PIL, aumentando ogni anno una quota fino ad arrivare al 3,5% nel 2034. Anche il 2%, per l’Italia, è una cifra improponibile. Ci vorrebbero da 35 a 40 miliardi di euro. Dove dovrebbe trovarli l’Italia questi soldi se una manovra economica e finanziaria, ogni anno, non supera i 25-30 miliardi di euro, quando va bene? L’Italia dovrebbe pagare alla NATO una cifra quasi doppia rispetto alla propria manovra finanziaria annuale, per poi aumentare ogni anno la cifra, fino ad arrivare al 3,5% nel 2034. Follia allo stato puro, con la crisi economica che oggi attanaglia l’Italia e l’Unione europea. 

Non va meglio per la Germania, che nel 2024 ha avuto un PIL pari a 4 mila e 300 miliardi di euro. In pratica, i tedeschi dovrebbero corrispondere alla NATO una cifra annuale doppia rispetto all’Italia: da 70 a 80 miliardi di euro a cominciare da quest’anno o dal prossimo anno. Può la Germania pagare questa cifra? A nostro modesto avviso, no, soprattutto se l’Unione europea, come sembra, non dovesse trovare un accordo commerciale con gli Stati Uniti. Per essere chiari: se si dovesse arrivare a una guerra dei dazi doganali tra USA e Ue, la Germania perderebbe il surplus commerciale con gli Stati Uniti d’America, che è pari a circa 80 miliardi di euro all’anno. Nonostante la Germania sia uno dei pochi Paesi europei ad aver guadagnato con l’avvento dell’euro, non crediamo che questo Paese possa corrispondere alla NATO 80 miliardi di euro a partire dal primo anno e, contemporaneamente, perdere gli 80 miliardi di euro di surplus commerciale con gli USA. 

Forse l’unico che ha detto la verità è stato il capo del Governo spagnolo, Pedro Sanchez. La Spagna, nel 2024, ha avuto un PIL di circa mille e 500 miliardi di euro. Il premier spagnolo ha detto che il suo Paese non potrebbe mai pagare alla NATO ogni anno una cifra pari al 3,5% del PIL. Dopo di che, inspiegabilmente, ha firmato l’accordo, dicendo che però pagherà il 2%, che già per la Spagna è una cifra elevata. I maligni sussurrano che quella di Sanchez è stata una recita con un fondo di verità, per cercare di salvare il suo Governo in grande difficoltà per via di vicende giudiziarie. Con questa mossa, insomma, si è guadagnato il favore popolare. Rimangono due domande. Prima domanda: perché il capo del Governo italiano Giorgia Meloni ha detto sì a questo folle piano di finanziamento NATO, ben sapendo che il nostro Paese non è in grado di pagare tale cifra, a meno che i soldi non vengano presi dai risparmi privati degli italiani, che ammontano a circa 6 mila miliardi di euro? E perché anche gli altri Paesi Ue hanno detto sì, pur essendo anche loro in grande difficoltà economica? Qui i ‘giochi’ si fanno impegnativi. Proveremo a illustrare qualche interpretazione nel prossimo articolo.


® Riproduzione riservata
Condividi:
Tags:


Brevi

Weather for the Following Location: Sicily map, Italy

Social Media