Motori elettrici, siderurgia e fondo competitività
La politica industriale europea secondo l´Italia
La proposta italiana per una nuova politica industriale europea, in linea con le indicazioni del report Draghi, è stata presentata al Consiglio Competitività dell'Unione Europea, dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso
Per il comparto automotive, Urso ha proposto l’introduzione di un “European Automotive Act” e ha chiesto alla Commissione Europea di anticipare al 2025 la presentazione dei report previsti per il 2026 sulle emissioni di CO2 dei veicoli leggeri. Questo permetterebbe di attivare la clausola di revisione prevista dall’articolo 15, con l'obiettivo di rivedere la transizione ai motori elettrici, prevista per il 2035. Per l'Italia, il rispetto di questa scadenza è possibile solo a patto di realizzare tre condizioni: creare un fondo di sostegno per la filiera e per chi acquista auto elettriche europee; promuovere la neutralità tecnologica, includendo soluzioni come biofuels, e-fuels e idrogeno; e garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie attraverso l’uso di materie prime estratte e lavorate nel continente.
La proposta italiana sulla politica industriale include anche altri settori strategici per la competitività europea, come l’acciaio e la chimica. Per quanto riguarda la siderurgia, è necessario garantire che la decarbonizzazione per le industrie ad alta intensità energetica, particolarmente esposte al commercio internazionale, sia sostenibile dal punto di vista produttivo.
In coerenza con il report Draghi, Urso ha inoltre proposto la creazione di un "Fondo per la Competitività" a supporto di tutti i settori coinvolti nelle transizioni in atto. In questo contesto, l’Italia chiederà una semplificazione degli Ipcei (grandi progetti di interesse comune nell'ambito della ricerca) e la creazione di un nuovo strumento di politica industriale pensato per rispondere alle esigenze delle PMI.
Infine, è stato affrontato il tema del miglioramento dell’ambiente imprenditoriale. Tra le proposte figurano una riduzione degli adempimenti normativi, con un taglio degli oneri legati al solo reporting superiore al 25% rispetto a quanto suggerito dalla Commissione Europea; l’attuazione dei principi del Pacchetto europeo per le PMI del 2023; e la promozione del marchio “Made in Europe”, per privilegiare i prodotti europei negli appalti e nei bandi pubblici, questione rilevante anche per il governo francese.
® Riproduzione riservata