3 luglio 2025

Bambini senza pediatri, tranne che in Sicilia


Nel caos nazionale dei medici per bambini, l’Isola sorprende tutti: media sotto la soglia critica e nessuna zona scoperta



Bambini senza pediatri, tranne che in Sicilia

Foto di Joko Narimo da Pixabay

La fotografia scattata dalla Fondazione GIMBE desta preoccupazione: in Italia mancano oltre 500 pediatri di famiglia, la figura medica centrale nella tutela della salute di bambini e adolescenti fino ai 13 anni, e tre sole regioni coprono quasi l’intero buco.

L’analisi della Fondazione GIMBE sui Pediatri di Libera Scelta (PLS), che tutti chiamiamo Pediatri di famiglia, si concentra sulle fasce d’età e sul massimale degli assistiti, sul quadro demografico, sugli ambiti territoriali carenti, sui pensionamenti e sui nuovi PLS, sul trend dei PLS in attività tra il 2019 e il 2023, sul numero degli assistiti per PLS e sulla stima della carenza al 1° gennaio 2024

Per una volta però la Sicilia non figura tra le regioni con carenze, anzi si posiziona all’estremo opposto della classifica, che invece vede maglia nera  Lombardia, Piemonte e Veneto. 

La Sicilia è una delle nove Regioni in cui non si registrano carenze strutturali di pediatri di famiglia. Un risultato tutt’altro che scontato, specialmente alla luce delle difficoltà organizzative che storicamente affliggono il sistema sanitario regionale.

Secondo i dati aggiornati al 1° gennaio 2024, il rapporto medio tra assistiti e pediatra è di 828, ben al di sotto sia del massimale di 1.000 stabilito dal nuovo Accordo Collettivo Nazionale, sia della media nazionale di 900; nessuna zona della regione supera la soglia critica, né risultano aree classificate ufficialmente come “carenti” da parte delle ASL; il 65% dei bambini in carico ai PLS siciliani ha più di 5 anni, a fronte di una media nazionale superiore all’80%. Questo suggerisce una buona capacità di gestione della prima infanzia, in cui la presa in carico da parte del pediatra è obbligatoria.
Al momento quindi va tutto piuttosto bene, ma il quadro non è privo di ombre. La Sicilia è la seconda regione italiana per numero di pediatri prossimi alla pensione, dato che ben 315 professionisti lasceranno il servizio entro il 2028, e non è chiaro se il ricambio generazionale sarà sufficiente a compensarne l’uscita, dato che, in Sicilia come in tutto il resto d’Italia, non esistono strumenti per stimare quanti specialisti in pediatria sceglieranno effettivamente la carriera territoriale, anziché l’impiego ospedaliero.

Nel resto del Paese  mancano almeno 502 pediatri di libera scelta (PLS), numero  ancora  più allarmante se si considera che, secondo le stime della Fondazione GIMBE, entro il 2028 oltre 2.500 professionisti andranno in pensione. Il sistema è sotto pressione, soprattutto nelle regioni del Nord, dove il sovraccarico ha già superato le soglie critiche. Lombardia, Piemonte e Veneto da sole concentrano il 75% del fabbisogno non coperto: qui il rapporto medio tra assistiti e pediatra supera spesso il limite massimo di 1.000, rendendo difficile, se non impossibile, accedere ai servizi essenziali previsti dal Servizio Sanitario Nazionale. 

Il nuovo Accordo Collettivo Nazionale (ACN), in vigore dal luglio 2024, ha fissato in 1.000 il numero massimo di assistiti per ogni PLS, alzando il limite precedente e assorbendo parte delle carenze. Ma la realtà dei numeri mostra come molte famiglie, soprattutto nelle zone interne, montane o urbane molto dense, faticano a trovare un pediatra disponibile.

La media nazionale è di 900 bambini per pediatra, ma in alcune province – come Bolzano, Torino o Treviso – si supera stabilmente il tetto massimo. In molte Regioni, inoltre, il principio della “libera scelta” resta solo teorico: in pratica, il pediatra disponibile è spesso uno solo, quando c’è.

“Servono modelli organizzativi orientati al lavoro in team e una piena attuazione della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR (Case di comunità, Ospedali di Comunità, assistenza domiciliare, telemedicina), accompagnata da accordi sindacali coerenti con gli obiettivi di ricambio generazionale e distribuzione capillare dei PLS, come indicato negli stessi atti di indirizzo - ammonisce Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe- Perché guardando ai pensionamenti attesi, nonostante il calo delle nascite, non è affatto scontato che le nuove generazioni di PLS siano sufficienti a garantire il ricambio, né tantomeno a colmare le carenze attuali, che rischiano di aggravarsi ulteriormente, in particolare nelle aree più periferiche”.

PP


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