La grande bugia della siccità in Sicilia
Non è la siccità a prosciugare la Sicilia, ma una rete idrica abbandonata per decenni. Gli invasi ci sono, l’acqua pure. E ora il governo regionale prova a rimettere ordine nel caos ereditato
Giulio Ambrosetti
C’è o no questa benedetta acqua in Sicilia? Piove poco, come dicono alcuni, o l’attuale governo regionale ha ereditato dal passato una gestione a dir poco approssimativa del sistema idrico della nostra Isola? E come mai, ammesso e non concesso che le piogge siano state scarse (e, come vedremo, non è così), non si utilizza al meglio l’acqua raccolta negli invasi artificiali? Cominciamo proprio dagli invasi.
Ricordiamo che i governanti della nostra Isola degli anni ’50 del secolo passato, con grande lungimiranza, avviarono la realizzazione di importanti invasi artificiali. La costruzione di queste grandi infrastrutture idriche è andata avanti negli anni ’60, negli anni ‘70, negli anni ’80 e, in parte, negli anni ’90. Ci sono stati ritardi ma, bene o male, la stragrande maggioranza di queste grandi opere è stata completata. A partire dagli anni 2000 c’è stata, come dire?, un po’ di stasi. Nel 2004 la gestione degli invasi artificiali è passata a Siciliacque spa insieme con gli altri elementi del cosiddetto sovrambito. Nel 2023 Siciliacque è stata rilevata da Italgas, una Network Tech Company che opera nei settori della distribuzione del gas, dei servizi idrici, dell’efficienza energetica, gruppo del quale la Cassa Depositi e Prestiti - società per azioni che, per l’83%, fa capo allo Stato italiano attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze - è il maggiore azionista con il 26%.
Va dato atto all’attuale governo regionale di aver fatto chiarezza sui tre quarti degli invasi artificiali della Sicilia. Come potete notare nella foto in gallery, si contano circa 30 invasi artificiali. Nel grafico curato dal Dipartimento Regionale dell’Autorità di Bacino c’è una sorta di ‘radiografia’ dell’acqua raccolta al 30 Agosto di quest’anno. Gli invasi non sono pienissimi, ma l’acqua c’è: ed è anche logico, perché le piogge in Sicilia, quest’anno, non sono certo mancate. Agosto, ad esempio, è stato un mese molto piovoso. Sono seguiti 24 giorni a Settembre con il clima molto mite e senza piogge. Ci sarà stata un’utilizzazione delle acque di questi invasi, soprattutto per i centri abitati e una certa evaporazione. Ma dal 25 Settembre ad oggi sono ricominciate le piogge che vanno avanti e andranno avanti, stando alle previsioni.
Ma allora perché si insiste a dire che in Sicilia c’è siccità? Per un motivo: perché si cerca di non chiamare in causa i gestori degli invasi e, in generale, delle infrastrutture idriche della Sicilia, che sono stati protagonisti di un ultimo ventennio che non può certo essere definito brillante. Va dato atto sempre all’attuale governo regionale di Renato Schifani di aver ereditato una situazione disastrosa e di aver avviato, tra mille difficoltà, dopo un ventennio di sostanziale abbandono, le prime opere di sistemazione e, in alcuni casi, di rifacimento delle reti idriche. Non solo. Come potete vedere sempre nel grafico in gallery, sono finalmente ‘spuntati’ trenta invasi artificiali. Non è una cosa di poco conto, perché fino a due anni fa si parlava, sì e no, quasi sempre di una quindicina di invasi artificiali.
Se fate il raffronto fra i trenta invasi artificiali riportati nel grafico e tutti gli invasi artificiali della Sicilia (che trovate in questa inchiesta: https://www.thehour.info/come-puo-non-esserci-acqua-in-sicilia-se-le-piogge-non-sono-mancate-e-se-si-contano-oltre-quaranta-dighe-artificiali-tante-oasi-naturali-tante-attivita-sportive-e-tanta-pesca-e-lagricoltura/ ) vi accorgerete che, all’appello, manca una diecina invasi artificiali. La domanda è: che fine hanno fatto? C’è chi dice che sono utilizzati per far svernare gli uccelli, altri parlano di attività sportive, altri ancora di allevamenti di pesci. Forse fare chiarezza sulla ‘scomparsa’ di questi invasi dai ‘radar’ della pubblica amministrazione non sarebbe male. Per la cronaca, tra gli invasi la cui acqua non ‘poteva’ essere utilizzata c’era anche il Biviere di Lentini. Vicenda sbloccata dall’attuale governo siciliano. Nell’inchiesta che alleghiamo a questo articolo trovate anche gli invasi da completare: come la diga Trinità di Castelvetrano, che in realtà deve solo essere adeguata ai criteri antisismici, o la diga di Blufi, nelle Madonie, che deve essere completata.
Tra cronaca e storia va detto che quasi tutti gli invasi artificiali della Sicilia sono stati realizzati per l’agricoltura e, in minima parte, per la produzione di energia idroelettrica. Molti di questi invasi sono stati abbandonati e oggi sono pieni di fango e terra. Gli argini, praticamente, non esistono più e quando piove, paradossalmente, la situazione peggiora, perché si riempiono, per l’appunto, di terra e fango. Quanto agli altri invasi artificiali non interrati, va detto che, in alcuni casi, l’acqua non può essere utilizzata, o può essere utilizzata parzialmente perché le condutture idriche sono fatiscenti. Sarebbe interessante capire cos’è stato fatto da venti anni a questa parte dal vecchio gestore. Il governo regionale, come già ricordato, in parte ha fatto ‘riemergere’ invasi artificiali dei quali non si avevano notizie da un trentennio (in Sicilia non è una cosa da poco, perché spesso si trovano in aree abbandonate dove possono succedere tante cose…), ha iniziato a sistemare le reti idriche fatiscenti e ha programmato tre dissalatori. Per la precisione, il dissalatore di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, è già in attività, non senza qualche coda polemica, soprattutto da parte di chi, negli ultimi trent’anni, ha fatto poco o nulla, a parte le chiacchiere; mentre debbono entrare ancora in funzione gli impianti di dissalazione di Trapani e Gela.
In conclusione, in Sicilia non mancano le piogge, non mancano gli invasi artificiali, adesso ci sono pure tre dissalatori, insomma di acqua ce n’è in abbondanza. Ci sono, è vero, delle zone dove piove meno. Il problema è che per un ventennio le infrastrutture idriche sono state in buona parte abbandonate e nessuno ha la bacchetta magica. A Ribera, provincia di Agrigento, zona nota per la coltivazione di arance, prima delle piogge iniziate a fine Settembre, ci sono state lamentele per mancanza di acqua. Lì basterebbe prendere l’acqua del fiume Sosio-Verdura che non le piogge di quest’anno non è certo in secca.
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